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Il Blog di Ugo Fonzar

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Postilla » Sicurezza » Il Blog di Ugo Fonzar » Igiene e sicurezza del lavoro » Mamma, ho un VDT in tasca!

20 aprile 2015

Mamma, ho un VDT in tasca!

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DRIIINNN DRIIINNN
“sì, pronto?”
tic tac tic tac (= orologio che segna il tempo che passa)

BLIP
clic clic clic (= se telefono a tasti)
swish swish swish (= se touch screen)
tic tac tic tac (= orologio che segna il tempo che passa)

ok ok

Ora spiego:
DRIIINNN = telefonata in ingresso (ovvio)
BLIP = sms o what’s up in ingresso
swish = rumore delle dita sul touch screen

maaa … Fermi tutti!

Art. 173
videoterminale: uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato

quindi un telefonino smart è un VDT (anche l’iPad o similari)

lavoratore: il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, dedotte le interruzioni di cui all’articolo 175

direi che 20 ore settimanali al telefonino è difficile passarle, maaaaa: fate la sommatoria di tutti i tic tac tic tac sopra e vedrete che botta di tempo viene fuori (e non abbiamo ancora iniziato a lavorare su un computer da tavolo normale!),
pensate che poi si visualizza in modo compulsivo almeno 80-120 volte al giorno il telefono smart (per controllare sms, fc, twitter, ecc.) SENZA USARLO!
Pensate poi che si telefona tot minuti al giorno + si usa il telefonino per rispondere a messaggini … (lasciamo stare i giochini e i video più o meno ludici…)

E poi il telefonino è una attrezzatura di lavoro a tutti gli effetti (sì, è fuori dal campo di applicazione dell’accordo sulle attrezzature, tranquilli… ma è sempre una attrezzatura di lavoro).

Che fare?
0) alla fine “siamo tutti videoterminalisti” (teniamo presente poi che lo siamo anche a casa e fuori dall’orario di lavoro!)
1) non solo i pc, ma anche gli smartphone e gli iPad contribuiscono a disturbi e disagi ergonomici -> tutti in visita medica biennale/quinquennale quindi? Ricordo che siamo stati progettati per andare a caccia a piedi nudi, fuggire dalle belve e durare 45 anni …
2) formazione – è forse la parte più importante delle misure di prevenzione riguardo la considerazione che “siamo tutti videoterminalisti” – oltre alla classica formazione da VDT direi sia il caso di introdurre un po’ di nozioni utili per l’uso dei cellulari smart / iPad o similari:
– la testa è inclinata in basso (le vertebre della nuca come stanno?) – si chiamano “text-neck” i dolori che potrebbero poi sopraggiungere
– usiamo le dita delle mani in modo smodato (i tendini del pollice hanno rischio di infiammazione, molti ragazzini hanno i calli sulle dita)
– siamo in continua attesa spasmodica che qualcuno ci cerchi e se non lo fa pure (fattore di stress?)

Direi che per queste nozioni da trasmettere basta fare una veloce ricerca su internet, dove si trovano vari studi o warning in materia: allarghiamo quindi la base della prevenzione in azienda anche su questi strumenti.

Letture: 14506 | Commenti: 14 |
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14 Commenti a “Mamma, ho un VDT in tasca!”

  1. Mamma, ho un VDT in tasca! | studioFonzar's Blog scrive:
    Scritto il 20-4-2015 alle ore 13:08

    […] ok ok continua qui […]

  2. Aldo Belli scrive:
    Scritto il 21-4-2015 alle ore 18:26

    Dura la vita del povero lavoratore!
    Il progresso tecnologico non solo non ha migliorato la nostra vita, ma l’ha resa più caotica e stressante.
    Il telefono cellulare (ancora prima che diventasse smartphone) ha permesso ai nostri interlocutori di trovarci in ogni luogo e in ogni momento.
    Adesso, non solo siamo in condizione di parlare, ma anche di scrivere, leggere, disegnare, fotografare, ecc.
    E la cosa più strana è che gli “eventuali” effetti negativi sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori non sono imputabili in maniera univoca all’attività lavorativa da essi svolta, ma anche (forse qualcuno che ha particolari interessi in merito potrebbe anche sostituire la parola “anche” con la parola “soprattutto”) alle attività extra-lavorative.
    E allora, a chi chiedere conto dei disturbi oculo-visivi, dei disordini muscolo-scheletrici e dello stress negli anni a venire?
    Permettimi di osservare, caro Fonzar, che è vero che siamo stati progettati per andare a caccia a piedi nudi, fuggire dalle belve e durare 45 anni, ma la misura della qualità della vita non è in funzione della sua durata.

    Quomodo fabula, sic vita; non quam diu sed quam bene acta sit refert. (Seneca)

  3. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 21-4-2015 alle ore 21:58

    Egregio Aldo Belli
    la domanda
    “E allora, a chi chiedere conto dei disturbi oculo-visivi, dei disordini muscolo-scheletrici e dello stress negli anni a venire?”
    la girerei a chi fa domande di malattia professionale invitati in questa maniera: “la facciamo giusto per provare e poi vediamo, tanto da perdere non hai niente…”
    mentre si dimentica i bravi ragazzi che lavorano come matti e indefessi per una paga decente
    (vedi “Discriminare i furbi da chi ha veramente bisogno”)

    questo mi disturba
    fermo restando che dobbiamo darci sempre da fare
    in quanto i furbi e i bravi sono la popolazione con cui abbiamo a che fare (e facciamo anche noi parte dei furbi o delle brave persone…)

    poi ognuno decide di vivere da leone, da pecora, da furbetto, da brava persona onesta (ed effettivamente concordo che la durata non la decidiamo noi)

    :)

    grazie della riflessione e della citazione

    PS: sono un perito meccanico che non ha studiato latino e un giorno una scrittrice (mentre studiavo analisi 2 e fisica 2) mi ha detto “ti farebbe bene studiare latino” e io “grazie del consiglio… ma ormai è andata così…”
    (infatti si vede come scrivo… e avevo 5 e 5/6 alle superiori nei temi di italiano) :)

  4. Alessandra scrive:
    Scritto il 22-4-2015 alle ore 11:02

    Buongiorno

    Sono una RSPP interna, mi occupo di Ambiente-Sicurezza-Manutenzioni e a volte faccio fatica a seguire i “dettagli”, ma mi sforzo e vorrei davvero capire a fondo la questione perciò chiedo a Voi più esperti.
    Non fa testo l’articolo 172 c.2 lettera e), che cito sotto, per escludere utilizzatori di terminalini di magazzino, smatphone, tablet e simili dispositivi “senza schermo separato” dall’applicazione di quanto relativo ai videoterminali?

    TITOLO VII – articolo 172 c.2 lettera e)
    “1. Le norme del presente Titolo si applicano alle attività lavorative che comportano l’uso di attrezzature munite di videoterminali.
    2. Le norme del presente Titolo non si applicano ai lavoratori addetti:
    a) ai posti di guida di veicoli o macchine;
    b) ai sistemi informatici montati a bordo di un mezzo di trasporto;
    c) ai sistemi informatici destinati in modo prioritario all’utilizzazione da parte del pubblico;
    d) alle macchine calcolatrici, ai registratori di cassa e a tutte le attrezzature munite di un piccolo dispositivo di visualizzazione dei dati o delle misure, necessario all’uso diretto di tale attrezzatura;
    e) alle macchine di videoscrittura senza schermo separato.”

    Molte grazie

  5. Arnaldo Casu scrive:
    Scritto il 22-4-2015 alle ore 13:20

    ….secondo me no, il motivo di esclusione dei terminalini on board era strettamente collegato alla loro natura. Lo spiega bene la lettera della norma: “piccolo dispositivo di visualizzazione dei dati o delle misure, necessario all’uso diretto di tale attrezzatura”, quindi una sorta di comando evoluto ma sempre limitato a poche funzioni.
    Cosa ben diversa sono gli smartphone, i tablet e i terminali di magazzino, interfacce di sistemi aperti e complessi che richiedono impegno e attenzione per il loro utilizzo e ricadono pienamente, a mio parere, nelle problematiche VDT e, peggio ancora, nella recente definizione di “tecno-stress” .

  6. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 22-4-2015 alle ore 20:22

    Alessandra il caso “visualizzazione dei dati o delle misure, necessario all’uso diretto di tale attrezzatura” è come dice Arnaldo relativo ai piccoli schermi tipo quello delle calcolatrici

    Arnaldo grazie dell’inquadramento con il termine più che condivisibile (e già sentito… ma non mi era venuto in mente) di “tecno-stress”

  7. Aldo Belli scrive:
    Scritto il 23-4-2015 alle ore 16:35

    Egregio Fonzar,
    il mio commento è del tutto in favore del Suo articolo.
    Vorrei aggiungere solo un ulteriore elemento di riflessione.
    Siamo sicuri che continuerà ancora per molto tempo tempo la filosofia del provare a presentare la domanda di malattia professionale, tanto per provare in quanto non si ha niente da perdere?
    Ho il sospetto che finchè l’INAIL potrà essere utilizzata come cassaforte per il prelievo degli avanzi di bilancio da parte del governo di turno sarà ancora utile, poi, come succede in altri paesi, sarà sostituita da compagnie private di assicurazione che gestiranno in modo molto diverso i sinistri (ha mai avuto a che fare con un indennizzo in suo favore da parte di qualche compagnia?).
    Magari i furbetti, con qualche complicazione in più, troveranno comunque il modo di truffare, ma temo che i bravi faranno molta fatica a farsi riconoscere le malattie professionali “emergenti”.
    Saluti.

  8. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 24-4-2015 alle ore 15:18

    condivido in pieno!
    volevo capire che ne pensa di quanto ho scritto poi qui
    http://ugofonzar.postilla.it/2015/03/03/chiamiamola-intil-non-inail-prego-in-subordine-ineprl/

  9. Aldo Belli scrive:
    Scritto il 27-4-2015 alle ore 09:38

    No comment.
    A tal proposito, Le suggerisco di pubblicare sul suo blog un articolo circa le domande di oscillazione del tasso ai sensi dell’art. 24 (OT-24) e le successive richieste dei tecnici Contarp in sede di verifica dei requisiti dichiarati dai contribuenti, ma anche sui contributi ISI (punteggi in funzione del maggiore o minore impatto sulla prevenzione e devoluzione dei contributi sulla base della velocità del click con il mouse del pc).
    Caro Fonzar, siamo in periodo pre-elettorale, non mi faccia fare la solita considerazione su quanto prendono i dirigenti dell’Istituto in questione per partorire certe bestialità!
    Grazie.

  10. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 27-4-2015 alle ore 18:45

    Aldo il suo “no comment” lo prendo come “non mi voglio arrabbiare”, lo interpreto bene?

  11. Aldo Belli scrive:
    Scritto il 30-4-2015 alle ore 13:55

    Perfettamente.

  12. Arnaldo Casu scrive:
    Scritto il 13-5-2015 alle ore 11:34

    Riporto un inciso di Raffaele Guariniello tratto dal libro Tecnostress in Azienda di Enzo di Frenna: – “Oggi, se un’azienda deve redarre il Documento Valutazione Rischio Stress lavoro correlato e lavora, ad esempio, nel settore dell’Information Technology o nel settore
    editoriale dove si usano molto le nuove tecnologie, deve includere sicuramente il
    rischio tecnostress. Se non viene fatto è contestata la violazione dell’articolo 29, comma 1, del testo Unico 81/2008. La valutazione del rischio e il relativo documento deve riguardare tutti i rischi per la tutela della salute nei luoghi di lavoro. E soprattutto bisogna individuare le misure di protezione e prevenzione contro il rischio tecnostress.”

  13. ugo fonzar scrive:
    Scritto il 13-5-2015 alle ore 12:59

    buona segnalazione quindi

  14. Andrea Angelo Bordiga scrive:
    Scritto il 23-6-2018 alle ore 16:58

    Egregio Dr Fonzar
    posso anche essere d’accordo con le che smartphone e tablet non vengano esclusi dall’applicazione del titolo e che possano essere considerati VDT secondo la definiione dell’art.173 ma allora, secondo l’allegato XXXIV sono dei VDT totalmente fuori norma!!!

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